Accessibilità del web: la specifica WAI-ARIA

5 dicembre 2013

logo wai aria“Gli utenti della rete sono persone esigenti” diceva nel lontano 2006 Rich Schwerdtfeger della IBM. “Chiedono sempre di più. Più informazioni, un numero maggiore di applicazioni web, esperienze di navigazione sempre più ricche. E il naturale evolversi delle tecnologie adatte a soddisfare queste richieste potrebbe diventare fonte di esclusione per alcuni di loro, soprattutto per quelli con disabilità”.

Quello stesso giorno, la Web Accessibility Initiative (WAI) del consorzio World Wide Web (W3C), pubblicò una suite di documenti che avrebbe facilitato agli sviluppatori di siti web di tutto il mondo il compito di creare pagine dinamiche e accessibili alle persone con disabilità.
Capisaldi di questo ambizioso progetto, tre linee guida diventate presto riferimento imprescindibile per gli sviluppatori che si fossero in futuro cimentati con le tematiche dell’accessibilità informatica: i “Ruoli WAI-ARIA”, gli “Stati e Proprietà WAI-ARIA” e la “WAI-ARIA Roadmap”; documento, quest’ultimo, che porta la firma dello stesso Rich Schwerdtfeger.

Ma cosa vuol dire A.R.I.A.?

ARIA sta per “Accessible Rich Internet Applications”, ovvero applicazioni internet, di una certa complessità, che siano del tutto accessibile a ogni categoria di utenti. Si tratta di una specifica tecnica che definisce una serie di tag aggiuntivi sopra l’HTML che aiutano nella definizione della semantica degli elementi di una pagina web. È un valido strumento di supporto alla scrittura di applicazioni web con tecnologie, quali Ajax e HTML dinamico, che aggiornano il contenuto delle pagine in background, senza ricaricarle ad ogni azione dell’utente.
Per essere ancora più chiari, ARIA è uno strato supplementare di codice, integrato col codice HTML, che arricchisce gran parte dei contenuti che compongono la pagina web che viene visitata, al fine di renderla più accessibile.

In che modo migliora l’accessibilità dei contenuti?

Aumentando e contestualizzando le informazioni che i lettori di schermo attingono dalle pagine web. In maniera molto riduttiva, un lettore di schermo è un software la cui funzione è quella di supportare l’utente con disabilità visiva nell’uso del personal computer attraverso l’elaborazione delle immagini del monitor in informazioni audio. È superfluo sottolineare quanto “descrivere” la struttura di una pagina web attraverso frammenti audio standardizzati sia impresa non di poco conto, considerato inoltre che la rete viene popolata quotidianamente di contenuti sempre più dinamici e interattivi.
Se da un lato non è pensabile fare affidamento su una costante evoluzione delle tecnologie assistive tale da permettere sostegno adeguato all’esperienza di navigazione delle persone con disabilità visiva, possiamo comunque intervenire in maniera più incisiva sulla qualità della pagina web che noi stessi andremo a pubblicare e che verranno interpretata in seguito dai lettori di schermo.
Lo strato A.R.I.A. offre in tal senso un potente strumento perché non solo migliora sensibilmente la qualità delle informazioni catturate dai lettori di schermo ma fornisce indicazioni di tipo funzionale sulla natura di ogni singolo elemento presente nella pagina.

Una questione di ruolo

La necessità di specificare in maniera più approfondita non tanto il “cosa è”, quanto il “a cosa serve”, di ogni elemento, è dettata dal ricorso sempre maggiore a controlli complessi e funzionali all’interattività utente-applicazione.
Quando si visita una pagina web, la maggior parte delle informazioni necessarie alla comprensione dei contenuti è trasmessa all’internauta attraverso il colpo d’occhio. Questo fenomeno è per sua natura istantaneo e passivo, ovvero indipendentemente dalla volontà dell’utente di prestare attenzione a quanto sta vedendo in quel momento. Il messaggio indotto trae forza non solo dalla percezione della veste grafica della pagina ma soprattutto dall’esperienza frutto delle navigazioni pregresse. Si è in presenza di un’informazione standardizzata; siccome ci è stato insegnato che un triangolo sul ciglio della strada è un segnale di pericolo, ogni volta che il nostro occhio ne vede uno sappiamo che bisogna prestare attenzione a qualcosa.

Allo stesso modo, quando si visita una nuova pagina web il cervello si aspetta di percepire alcuni elementi comuni a tutte le altre pagine e che sono funzionali a compiti specifici. Il “banner”, ovvero quella porzione di schermo che normalmente si trova in cima alla pagina e che contiene il titolo del sito web; il “menù di navigazione”, elenco o lista di collegamenti utili a raggiungere i contenuti non visibili nella pagina corrente; la “sezione centrale”, che ospita il contenuto più importante. Fino a poco tempo fa il non vedente non aveva strumenti adatti a discernere le specifiche funzionalità degli elementi della pagina, dato che, un campo editazione ad esempio, sarebbe stato identico a qualsiasi altro campo editazione, e un collegamento ipertestuale, non sarebbe stato diverso dagli altri.
La specifica A.R.I.A. mette a disposizione una serie di etichette che contestualizzano l’elemento, o un insieme di elementi (widget), alla funzione che questi devono assolvere. Così potremmo raggruppare i collegamenti utili alla navigazione del sito attribuendo al loro contenitore il ruolo “navigation”. Allo stesso modo possiamo assegnare l’etichetta “content” all’insieme delle informazioni principali della pagina e a tutti gli elementi che la arricchiscono, mentre dentro il ruolo “banner” potremmo includere logo, slogan ed eventuali sottotitoli.
Quando un utente sposta il focus del lettore di schermo su un elemento compreso in uno di questi gruppi, esso lo avvisa che si è in presenza di una regione della pagina a cui è assegnato un determinato ruolo. In questo modo è possibile comprendere in anticipo l’utilità dei singoli componenti.
Oltre a indicare il “cosa serve”, la specifica ARIA può suggerire all’utente come comportarsi per evitare l’uso improprio di un singolo elemento. Si pensi ad esempio al caso in cui si richiede la compilazione obbligatoria di un campo editazione, oppure l’uso di uno slider (elemento a cui l’utente può assegnare un valore numerico) che può accettare soltanto valori compresi in uno specifico intervallo. In questi e in tanti altri casi, la specifica A.R.I.A. permette di suggerire al lettore di schermo quali sono le operazioni valide per l’elemento corrente e quali invece non sono consentite.

A.R.I.A. e VoiceMyMail: fin dove arriva l’integrazione?

Al punto da far dimenticare all’utente che sta navigando su internet.
L’obiettivo più ambizioso di VoiceMyMail consiste infatti nel offrire alle persone con disabilità visiva un servizio web che sia innovativo senza per questo rinunciare ai vantaggi della navigazione di tipo desktop. La specifica ARIA si è rivelata per questo uno strumento irrinunciabile, in grado di emulare, in combinata con altre tecnologie, qualsiasi comportamento tipico di un software installato sul proprio computer.
Il risultato di questa sintesi prende il nome di VoiceMyMail e può essere riassunto nella formula: “L’innovazione a servizio della semplicità d’uso”.